Sin duda alguna, la figura de Juan Pablo II ha sido trascedental para la vida de fe de muchos jóvenes a lo largo de sus 26 años de pontificado. Su canonización es un hecho esperado desde los primeros días después de su fallecimiento. Incluso en el día en que se celebró su funeral surgieron voces entre los asistentes que con aquel "Santo subito" reconocían que había llevado una vida que era meritoria de alcanzar inmediatamente la gloria de los altares. Y ese día ha llegado. Mañana día 27 de Abril de 2014 se llevará a cabo la ceremonia en la que junto con otro gran Papa, Juan XXIII, serán declarados santos.
Fueron muchos los sentimientos que surgieron tras el conocimiento de su muerte. Para los que hemos tenido la suerte de vivirlo de cerca, por estar en esos momentos estudiando en Roma, esos mismos sentimientos vuelven a la memoria. La consternación, las lágrimas, el silencio, los rostros de tantos miles de personas que estábamos esa noche, víspera de la fiesta de la Divina Misericordia, rezando en la Plaza de San Pedro y que se fueron sucediendo a lo largo de los días siguientes, ahora se convierten en gestos de gozo. Las mismas personas que entonces rezábamos tristes por su eterno descanso, ahora lo hacemos con alegría y dando gracias a Dios.
Hemos podido recuperar el texto de una carta del año 1986 que Juan Pablo II dirigió al entonces Padre General, Pierino Moreno, con motivo de la celebración del Quinto Centenario del nacimiento de San Jerónimo (intentaremos traducirla al español en estos días, ya que en la web del Vaticano está sólo en italiano y en latín).
LETTERA GIOVANNI PAOLO II
AL REV.MO PIERINO MORENO, PREPOSITO GENERALE
DELL’ORDINE DEI CHIERICI REGOLARI SOMASCHI
AL REV.MO PIERINO MORENO, PREPOSITO GENERALE
DELL’ORDINE DEI CHIERICI REGOLARI SOMASCHI
Al Rev.mo Pierino Moreno
Preposito Generale dell’Ordine dei Chierici Regolari Somaschi.
1. Cinquecento anni fa nasceva a
Venezia san Girolamo Emiliani: questa ricorrenza ci induce a riflettere sul
modo in cui Dio si servì d’un uomo semplice, che a lui s’era consacrato senza
riserve, come strumento per accrescere la propria gloria e farlo segno
dell’amore ch’egli porta ai suoi figli, specialmente ai più derelitti. Noi
pertanto, mentre partecipiamo alla gioia dell’Ordine dei Chierici Regolari
Somaschi e delle altre Famiglie religiose che seguono il santo come loro guida
e modello, cogliamo l’occasione che ci viene offerta per manifestare quanta
stima abbia la Chiesa per l’opera apostolica, che essi svolgono, ed esprimere i
sentimenti che ci suggerisce questo avvenimento. Noi li esortiamo vivamente a
perseverare sulla via da lui segnata e a suscitare sempre e dappertutto la
fiamma della carità evangelica, di cui ardeva san Girolamo, padre e rifugio dei
poveri.
La via percorsa da lui affascinò
i suoi contemporanei e non cessa di affascinare anche gli uomini del nostro
tempo. Dopo essere stato liberato dal carcere per intercessione della Beata Vergine
Maria nel 1511 durante la guerra detta della “Lega di Cambrai”, piacque al
benignissimo Iddio di muovergli perfettamente il cuore e con sante ispirazioni
trarlo a sé dalle occupazioni del mondo. Si dedicò allora con tutte le forze a
condurre una vita davvero cristiana e raggiungere il proprio perfezionamento
spirituale.
Quando Dio prese totalmente
possesso del suo spirito, il Signore gli porse l’occasione “d’imitare più da
vicino Cristo, il suo nuovo capitano” (Vita del clarissimo Signor Girolamo
Miani gentil huomo venetiano). Questa occasione fu appunto l’incontro con i
poveri durante la carestia che nel 1528 afflisse l’Italia. Migliaia di persone
si rifugiarono allora a Venezia per sfuggire alla fame. Al veder quei poveri
aggirarsi per la città, Girolamo fu colpito nel suo intimo dalle parole del
Vangelo: “Se vuoi esser perfetto, va’ a vendere ciò che possiedi e da’ il
ricavato ai poveri . . . poi vieni e seguimi” (Mt 19, 21). In pochi giorni distribuì in
elemosine tutto il danaro che possedeva, vendette tutta la suppellettile della
sua casa per aiutare i poveri: dava loro da mangiare, li vestiva, li difendeva,
li ospitava nella propria casa, curava e confortava i malati e di notte
seppelliva i cadaveri abbandonati per la strada.
Particolari cure rivolse poi ai
ragazzi e alle ragazze rimasti orfani e privi di qualunque aiuto. Fondò quindi
a Venezia il primo orfanotrofio.
Con l’aiuto di san Gaetano Thiene
e di Giovan Pietro Carafa, che fu poi sommo pontefice col nome di Paolo IV,
maturò l’idea di condividere in tutto la vita con i poveri, indossò l’abito dei
poveri, andò a vivere con loro e non si vergognò di chieder per essi
l’elemosina e abbandonò la propria casa col proposito di non tornarvi mai più.
2. Per disposizione di Dio
s’incamminò per nuove strade: nel 1532 fu chiamato a Bergamo dal Vescovo di
quella città per organizzare opere di carità in quella diocesi; ivi perciò
attese a svolgere la salutare sua attività a vantaggio degli orfani, dei
malati, delle vedove e delle meretrici.
Nelle campagne poi trovò un’altra
forma di povertà: l’ignoranza religiosa. Organizzò allora delle vere missioni
catechistiche, per le quali si servì anche dei suoi ragazzi come di nuovi
apostoli del Vangelo. Alla fine dell’anno 1533 lasciò Bergamo e s’impegnò nelle
medesime opere a Milano, Como, Pavia, Brescia e Verona. Nel 1534 si ritirò nel
piccolo villaggio di Somasca, ove trascorreva la vita prestando il suo aiuto
agli orfani e ai poveri, curando i malati, insegnando il catechismo ai
contadini in assoluta povertà, penitenza, solitudine e nella contemplazione
delle realtà divine. Nel mese di gennaio del 1537, mentre curava i colpiti
dalla peste, cadde anch’egli in questa malattia, a causa della quale morì nel
Signore nella notte tra il 7 e l’8 febbraio. Le sue ultime parole furono:
“Seguite Cristo, servite i poveri. Gesù, Maria!”.
Il 14 marzo del 1928 il papa Pio
XI, di felice memoria, proclamò san Girolamo Emiliani “patrono universale degli
orfani e della gioventù abbandonata”. Così la sua carità illimitata e la sua
intercessione presso Dio si estende con tutta ragione anche ai ragazzi e alle
ragazze di oggi, che si trovano in condizioni di miseria. Stimolato
dall’urgenza dei bisognosi e dalla realtà della vita d’ogni giorno il santo
uomo attingeva continuamente ispirazione dal Vangelo, sforzandosi di ricondurre
l’uomo a Dio, promovendone le condizioni materiali e spirituali. Per lui l’uomo
si realizza nella sua vita di cristiano, che deve vivificare tutte le fasi
dell’educazione, tenendo conto delle inclinazioni naturali e favorendo, in modo
responsabile, lo sviluppo delle doti largite a ciascuno dal Padre celeste. San
Girolamo si dedicò interamente a quest’opera profondendo agli altri l’amore
straordinario che nasce dalla carità verso Dio e si nutre di essa, che richiede
fedeltà, prontezza al sacrificio e dedizione fino alla morte, amore pieno di
comprensione e di attenzione, ma nello stesso tempo forte e capace di spingere
a compiere i propri doveri. A tutti coloro, dunque, che sono impegnati nel
campo dell’educazione rivolgiamo la nostra paterna esortazione che seguano
questo maestro e amino di tutto cuore i piccoli, ai quali si dedicano, fino a
dare per essi la propria vita, come fece san Girolamo.
3. Quest’uomo straordinario è il
fondatore dell’Ordine religioso dei Padri Somaschi. Quando egli iniziò la sua
opera in soccorso degli orfani, si convinse che gli erano necessarie persone
che fossero sempre interamente disponibili e preparate per quest’opera, senza
esser legate da altri impegni, come anch’egli si era spogliato di tutto. Dai
sacerdoti e laici che, mossi dallo Spirito del Signore e affascinati dal suo
esempio, si unirono a lui, ebbe origine la “Compagnia dei servi dei poveri”,
che nel 1540 fu approvata dal papa Paolo III e nel 1568 fu inserita dal papa
san Pio V gli Ordini dei Chierici Regolari. Un mese prima di morire, san
Girolamo tracciò per questi suoi figli la seguente regola di vita: essi si sono
offerti a Cristo, abitano nella sua casa, mangiano il suo pane, si fan chiamare
“servi dei poveri” di Cristo. Per esser fedeli a questa vocazione, essi devono
esser pieni di carità, umiltà, mansuetudine, benignità, pazienza, comprensione
della fragilità umana, zelo per la salvezza dei peccatori, devozione,
mortificazione, povertà, purezza, obbedienza alle regole della vita cristiana e
ai pastori della Chiesa, pieni d’un ardente desiderio di attrarre gli uomini a
Dio.
Mosso dall’amore di cui ardeva il
fondatore, l’Ordine ha poi dilatato gli spazi della sua carità e, oltre
all’impegno di assistere gli orfani e la gioventù abbandonata, ha contribuito
all’istituzione di seminari nelle diocesi secondo i decreti tridentini,
all’educazione e istruzione dei giovani nelle scuole e nei collegi, alla cura
delle anime nelle parrocchie e nel ministero sacerdotale. In questo secolo l’Ordine
ha varcato i confini dell’Italia e ha fondato case nella Spagna, nell’America
meridionale, centrale e settentrionale. Sono sorte anche altre famiglie
religiose che si ispirano al carisma di san Girolamo.
Cari figli di san Girolamo
Emiliani! Noi vi esortiamo che nel vostro cammino terrestre teniate fisso lo
sguardo ai fondamenti del vostro Ordine “che sono risplendenti di santità e di
perfezione di vita” (cf.Fonti per la storia dei Somaschi, 7, p. 11).
Come era solito esortarvi il padre vostro, confidate nel Signore benignissimo e
abbiate speranza in lui solo, poiché tutti coloro che sperano in lui non
resteranno confusi in eterno. Il Signore allora vi colmerà della sua carità e
continuerà a glorificarsi in voi per mezzo del vostro caro e tanto amato padre.
E perché più facilmente meritiate di ottenere questa grazia, venerate con
sincera devozione la Madre delle grazie, che liberò san Girolamo dai lacci
delle occupazioni terrene.
4. Questo santo - come abbiamo
già accennato - col suo esempio accese d’amore verso i fratelli di Cristo più
piccoli anche l’animo di molti laici. Questi, animati da un forte impegno di
vita veramente cristiana, costituirono delle associazioni, chiamate in italiano
“Compagnie”, che accoglievano tra i loro membri persone d’ogni ceto sociale.
Esse avevano lo scopo di fare dei loro membri degli autentici cristiani secondo
il Vangelo mediante un’intensa vita religiosa, che esercitassero con solerzia
le opere di misericordia verso i poveri e gli abbandonati. Esse, per parte
loro, si adoperarono in modo particolare a far sorgere in Italia le scuole
della dottrina cristiana, le quali contribuirono in larga misura al
rinnovamento religioso del popolo italiano nel secolo XVI. Oggi, alla luce del
Concilio Vaticano II, anche i fedeli che non appartengono allo stato clericale
o religioso, hanno acquistato una maggiore consapevolezza d’esser chiamati a
partecipare alla missione per la santificazione del mondo e a manifestare
Cristo con la testimonianza della loro vita e con la luce delle loro opere.
L’esempio meraviglioso di san Girolamo Emiliani, laico e animatore di laici, li
aiuti a capire più profondamente le parole di Cristo che ha voluto
identificarsi con i più piccoli dei suoi fratelli, e li stimoli a impegnarsi
nelle opere destinate ad alleviare le necessità umane, opere tenute in
particolare onore dalla Chiesa.
Se dunque guardiamo l’itinerario
spirituale di san Girolamo, questi ci si manifesta come un santo capace di
stimolare gli uomini del nostro tempo. Egli quasi parla loro esortandoli ad
abbracciare con sincera carità e aiutare con le opere coloro che versano nelle
strettezze, specialmente i più piccoli. Possa la celebrazione del V centenario
della sua nascita far risplendere di nuovo la luce che infiammi, illumini,
sospinga il popolo di Dio!
Mentre nell’animo nostro
riecheggiano questi sentimenti, impartiamo di tutto cuore a te, diletto figlio,
e a tutti i tuoi confratelli la benedizione apostolica, che desideriamo
estendere a tutte le altre famiglie religiose, che hanno san Girolamo come loro
maestro di vita.
Dal Vaticano, 11 gennaio 1986.
GIOVANNI PAOLO II
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